Gli archivi

Più che chi siamo,
possiamo dire
chi vorremmo essere:
un luogo di cultura.

I nostri archivi parlano di imprese collettive, scommesse sentimentali e ideali, progetti di cambiamento generale e di rigenerazione etico-politica.

Dicono la fatica di trovare le strade della speranza e della fede in un mondo migliore nella tessitura quotidiana delle questioni amministrative, dei rapporti interpersonali, delle piccole beghe locali. Della testarda capacità di radicare in una cultura la più alta possibile, la più emancipatrice possibile, l’azione politica anche di modesto livello e, per molti e molte, l’orgoglio di essere anticipatori del futuro con l’esempio del comportamento personale e la dedizione al bene comune. La potenza e il fascino di queste storie sta proprio nella commistione di tutti i livelli, della fortissima unitarietà di tutte le dinamiche, da quella micro di una nuova presa d’acqua in campagna a quella macro della solidarietà internazionalista per i popoli sulla strada della liberazione.

Sono storie pugliesi, italiane, mondiali. Si incrociano braccianti che tornano dai mandorleti e professori di latino e greco alle prese con i figli della borghesia dei centri urbani. Racconti di assemblee di sezione, di firme fatte con le croci, di ostinazione a non cedere al sopruso, di conquiste di diritti e di un relativo benessere. Storie marziane per alcuni occhi di oggi, storie sempre vive per altri occhi di oggi.

Impariamo dagli archivi. Una scuola non semplice che, come tutte le scuole, ha bisogno di maestri che sappiano guidare e di menti disponibili all’ascolto e alla conoscenza. Conoscenza di realtà storiche vicine nel tempo ma per alcuni versi radicalmente lontane. Questa vicinanza/lontananza ci responsabilizza al massimo grado a puntellare gli archivi come ponti tra passato e futuro. Può sembrare incongruo parlare di futuro parlando di archivi, ma per noi non lo è. Ciò che attiva pensiero, ciò che attiva cittadinanza, abita il futuro.

I nostri archivi abitano il futuro.

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nell'archivio storico

Regolamento per la consultazione degli archivi

Il ricercatore interessato alla consultazione dei fondi archivistici inventariati negli Archivi della Fondazione Giuseppe Di Vagno, deve compilare il modulo di richiesta (SCARICABILE QUI) e inviarlo via e-mail a info@fondazione.divagno.it.

Nell’e-mail di richiesta, assieme al modulo, oltre ai dati anagrafici e ai titoli accademici, l’utente deve dichiarare di conoscere e rispettare le vigenti leggi in materia di accesso a dati e documenti (Codice di deontologia e di buona condotta per i trattamenti di dati personali per scopi storici) e le norme stabilite da questo Regolamento. È altresì obbligatorio indicare il tema e la finalità della ricerca e nel caso dei laureandi la domanda dovrà essere accompagnata da una lettera di presentazione del proprio docente universitario.

L’autorizzazione ha validità annuale con decorrenza dalla data di presentazione della domanda e si riferisce al tema della ricerca per la quale è stata richiesta. Alla scadenza di tale termine e nel caso in cui ci fosse la necessità di effettuare studi in ambiti diversi rispetto a quello per cui è stato autorizzato, l’utente deve ripetere l’iter burocratico, inoltrando una nuova richiesta di autorizzazione alla Segreteria della Fondazione Giuseppe Di Vagno.

I documenti richiesti potranno essere studiati solo nella sede dell’Archivio, nella sala riservata all’utenza. All’ingresso il ricercatore dovrà consegnare l’eventuale borsa, cartella, busta, ecc. firmare il registro delle presenze e compilare in tutte le sue parti la scheda che gli verrà consegnata per la consultazione.

Non si concedono più di cinque unità archivistiche al giorno. Ogni studioso non può avere in consultazione più di una busta per volta. La consultazione dei documenti necessari allo svolgimento della ricerca autorizzata è subordinata allo stato conservativo degli stessi.

Nessun segno dovrà essere apportato sui documenti e consultando buste, contenenti documenti sciolti, non si deve sconvolgere l’ordine sia dei documenti che dei fascicoli.

È vietato il prestito esterno.

L’utente ammesso alla consultazione può autogestirsi la riproduzione digitale dei documenti per i quali ha fatto richiesta di accesso. Le riproduzioni dei documenti sono liberalizzate ai sensi della legge 4 agosto 2017 n. 124 (Legge per il mercato e la concorrenza).

Lo studioso ha facoltà di utilizzare solo mezzi di riproduzione a distanza (fotocamera o smartphone) che non determinino contatto diretto con il documento senza l’uso di flash, stativi o treppiedi. L’utente deve comunque compilare il modulo di richiesta per le riproduzioni (DOWNLOAD MODELLO).

La Fondazione effettua, altresì, un servizio di riproduzioni digitali per conto degli studiosi, sempre dietro presentazione dell’apposito modulo di richiesta. Il servizio fornisce scansioni a colori dei documenti fino al formato A3 con risoluzione a 300 dpi. Il servizio è gratuito fino a dieci scansioni. Per consistenze maggiori il costo è di 0,50 euro per ogni scansione senza alcuna franchigia. Eventuali scansioni con risoluzione più elevata sono disponibili secondo modalità e prezzi da concordare. L’invio o la consegna delle scansioni avviene entro 15 giorni dal pagamento della somma stabilita. Questi costi sono maggiorati qualora i documenti da digitalizzare siano stati estratti con una ricerca effettuata dal personale della Fondazione e non dal ricercatore stesso. Il costo è di euro 25 fino a 5 unità archivistiche; di euro 50 sopra le 5 unità archivistiche.

L’invio delle scansioni avviene entro 5 giorni lavorativi dal pagamento della somma stabilita.

Se l’inventario rende possibile identificare singoli documenti di interesse dello studioso, le riproduzioni riguarderanno quei documenti. In caso contrario il fascicolo dovrà essere acquisito integralmente.

I documenti richiesti in consultazione dovranno essere utilizzati ad esclusivo scopo di studio. È severamente vietato l’utilizzo delle eventuali duplicazioni dei documenti al di fuori delle finalità di lavoro indicate sulla scheda di consultazione; in particolare è vietato il loro utilizzo per usi commerciali di alcun genere, la loro cessione a titolo gratuito o oneroso, a terzi e la loro pubblicazione, in tutto o in parte, senza esplicita autorizzazione del Presidente della Fondazione.

Qualora la riproduzione dei documenti esaminati fosse finalizzata ad una pubblicazione, l’utente ha l’obbligo di inoltrare una richiesta di autorizzazione (DOWNLOAD MODELLO) in cui dichiara di osservare le disposizioni sul diritto d’autore e di citare nella pubblicazione la fonte archivistica.

L’utente che consulta i documenti s’impegna a depositare presso la Fondazione Giuseppe Di Vagno una copia dei risultati della ricerca (tesi di laurea, dottorato, articolo, saggio ecc.) nella quale sia stato utilizzato e citato anche un solo documento dell’Archivio.