La Fondazione

Nel nome del ``gigante buono``

Nel 2003 l’attività della Fondazione venne rilanciata a Conversano per l’intuizione di Gianvito Mastroleo. Come sede fu concessa dal Comune un'area del Monastero di San Benedetto.
Negli ultimi dieci anni la Fondazione si è impegnata in attività di ricerca storica e approfondimento culturale. In particolare si è dedicata all’indagine della figura politica di Di Vagno e degli atti del processo a carico dei suoi assassini, esplorando a fondo il mondo del socialismo pugliese del ‘900.
Un’attività molto fertile che ha portato l’istituto ad essere iscritto nella Tabella triennale del Ministero dei Beni e delle attività culturali sin dal 2009.
In particolare, avvalendosi del Comitato di indirizzo scientifico, la Fondazione ha tracciato nuovi ed aggiornati indirizzi di attività e ricerca, stabilendo di:
- recuperare la Memoria della ricca tradizione democratica e socialista della Puglia, foriera di autorevoli dirigenti nazionali e rendendola fruibile agli Istituti storici contemporanei, scuole, Università e Dipartimenti di Storia, biblioteche esistenti nelle singole regioni;
- organizzare iniziative, anche itineranti, mirate ad approfondire temi dell'attualità politica e culturale attinenti al pensiero socialista e riformista e alla cultura democratica;
- realizzare studi e ricerche su problemi dell'attualità socio-economica e socio-politica, quali la questione meridionale nella moderna prospettiva europea, le riforme istituzionali e il federalismo;
- predisporre adeguati strumenti di ricerca per gli studiosi al fine di un approfondimento più consapevole delle conoscenze storiche
- organizzare oltre alla Biblioteca, che oggi conta oltre 10.000 volumi, un Archivio storico che raccoglie Fondi di illustri dirigenti socialisti e dell’area democratica della Puglia.
Aderiscono alla Fondazione Di Vagno soci ordinari (i fondatori ed alcuni nuovi soci che hanno chiesto di aderire in questi ultimi anni) e soci aderenti (i nuovi soci che chiedono di aderire in quanto tali).
A questi si aggiungono i soci pubblici: Regione Puglia, Province di Bari e Lecce, i comuni di Conversano, Bari, Gioia del Colle, Mola di Bari, Noci, Alberobello, Castellana Grotte, Barletta, Ostuni, Cisternino, Noicattaro, Barletta.
La Regione Puglia, con provvedimento in data 10 maggio 2004, ha formalmente deliberato l’adesione dell’Istituzione con la seguente motivazione:
``La Fondazione, partendo dal territorio pugliese opera in tutto il Paese e, nel rispetto di tutte le culture politiche e confessioni religiose, professa i valori della laicità dello Stato e promuove, sviluppa, sostiene e diffonde i valori del Socialismo democratico, riformista, di tradizione europea e valorizza tutte le forme della cittadinanza in ogni modo organizzata e rappresentata.”
Il Comune di Conversano, patria di Giuseppe Di Vagno, intendendo concretamente sostenerne l’attività e riconfermando un deliberato della Giunta del 1982, ha assegnato alla Fondazione in comodato, per sua natura perpetuo, una sede sociale permanente sia per il normale funzionamento che per ospitare tutte le attività, fra cui l’Archivio storico e la Biblioteca, sita nell'antico complesso del Monastero di San Benedetto.
La Fondazione, avendone tutti i requisiti, ha ottenuto il riconoscimento di persona giuridica dal Governo nazionale e dalla Regione.

Nel 2016, la Regione Puglia ha avviato un programma strategico per la valorizzazione e la promozione unitaria di una rete costituita dai soggetti partecipati dalla Regione, ovvero, oltre che dalla stessa Fondazione “Giuseppe Di Vagno (1889‐1921)”, anche dalle fondazioni La Notte della Taranta, Paolo Grassi di Martina Franca, Pino Pascali — Museo di Arte Contemporanea, Carnevale di Putignano, e dall'associazione Presidi del Libro, al fine di poter sviluppare un’offerta culturale integrata e più ampia, che possa fungere da volano di sviluppo e di crescita per l’intera Regione.
Questo impegno si affianca al riconoscimento nazionale che la Fondazione Di Vagno riceve dal Ministero per i Beni e le Attività Culturali e del Turismo, ed europeo dal Consiglio d'Europa e dalla Rappresentanza in Italia della COMMISSIONE EUROPEA, con il sostegno diretto per le attività di promozione culturale.
Al cui riconoscimento occorre aggiungere la collaborazione continua con tutta una serie di istituzioni, università ed enti culturali, pubblici e privati, che fanno sì che si possa, a ragione, sostenere che al Sud si può fare cultura con successo e con risultati.

I Soci

Aderiscono alla Fondazione Di Vagno soci ordinari (i fondatori ed alcuni nuovi soci che hanno chiesto di aderire in questi ultimi anni) e soci aderenti (i nuovi soci che chiedono di aderire in quanto tali).
A questi si aggiungono i soci pubblici: Regione Puglia, Province di Bari e Lecce, i comuni di Conversano, Bari, Gioia del Colle, Mola di Bari, Noci, Alberobello, Castellana Grotte, Barletta, Ostuni, Cisternino, Noicattaro, Barletta.
La Regione Puglia, con provvedimento in data 10 maggio 2004, ha formalmente deliberato l’adesione dell’Istituzione con la seguente motivazione:
``La Fondazione, partendo dal territorio pugliese opera in tutto il Paese e, nel rispetto di tutte le culture politiche e confessioni religiose, professa i valori della laicità dello Stato e promuove, sviluppa, sostiene e diffonde i valori del Socialismo democratico, riformista, di tradizione europea e valorizza tutte le forme della cittadinanza in ogni modo organizzata e rappresentata.”
Il Comune di Conversano, patria di Giuseppe Di Vagno, intendendo concretamente sostenerne l’attività e riconfermando un deliberato della Giunta del 1982, ha assegnato alla Fondazione in comodato, per sua natura perpetuo, una sede sociale permanente sia per il normale funzionamento che per ospitare tutte le attività, fra cui l’Archivio storico e la Biblioteca, sita nell'antico complesso del Monastero di San Benedetto.
La Fondazione, avendone tutti i requisiti, ha ottenuto il riconoscimento di persona giuridica dal Governo nazionale e dalla Regione.

Trasparenza

La riforma del terzo settore (l. delega 106/2016, d. lgs. n. 112 e 117 del 2017) ha, tra le altre cose, rafforzato gli obblighi di accountability per enti non profit e imprese sociali. A ciò ora si devono aggiungere ulteriori obblighi imposti dall’art. 1, commi 125-129, della legge n. 124/2017 (legge sulla concorrenza). Il comma 125, in particolare, stabilisce che le associazioni, le Onlus e le fondazioni che intrattengono rapporti economici con le pubbliche amministrazioni e altri soggetti pubblici, nonché con le società controllate di diritto o di fatto direttamente o indirettamente da pubbliche amministrazioni, ivi comprese quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati e le società da loro partecipate, e con società in partecipazione pubblica, ivi comprese quelle che emettono azioni quotate in mercati regolamentati e le società da loro partecipate, pubblicano entro il 28 febbraio di ogni anno, nei propri siti o portali digitali, le informazioni relative a sovvenzioni, contributi, incarichi retribuiti e comunque a vantaggi economici di qualunque genere ricevuti dalle medesime pubbliche amministrazioni e dai medesimi soggetti nell'anno precedente.

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Gli istituti di cultura vanno verso un nuovo ruolo, che li vede come centri di servizi culturali capaci di rendere partecipi i giovani interessati a scambi ed esperienze. Sposare fino in fondo i moderni mezzi della “comunicazione” consente di far mantenere la capacità di attirare anche l’attenzione fisica verso una Biblioteca, di renderla elemento comunitario, e quindi, di tenerla sempre al centro dell’attenzione e della riflessione attraverso le attività proposte: detto in altri termini “essere” e non solo “rappresentare” veramente un “luogo utile” di elaborazione condivisa. Mettersi in “rete” (sotto ogni punto di vista) non è quindi uno slogan, ma un’esigenza concreta e indifferibile. Come, infine, è indispensabile incoraggiare la diffusione del concetto di “lavoro culturale” come opportunità di crescita e di occupazione. Spesso si dimentica di quanto sia necessario fondare la Cultura non solo sulla attività di volontariato. Ancora stenta a farsi strada la piena consapevolezza che attraverso la Cultura si riesca a produrre reddito e opportunità di lavoro. Un percorso che va incoraggiato e incentivato. Ecco perché proseguire nel solco intrapreso non esclude nello stesso tempo la possibilità di un continuo rinnovamento. Il networking con altre istituzioni, politiche e culturali, le biblioteche, gli istituti e le fondazioni, le Università e le Scuole, i giornali e riviste di cultura, le sinergie con radio e tv, per una condivisione di idee e progettualità; l’europeizzazione e l’internazionalizzazione delle attività di promozione culturale; la sostenibilità economica attraverso il ricorso al sostegno e al finanziamento di diversi interlocutori pubblici e privati; l’investimento nella tecnologia, fondamentale affinché l’elaborazione culturale trovi forme e vie più attuali e adeguate per la sua diffusione.
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